Hushang Mirza

Hushang Mirza
Shahzada dell'Impero Moghul
Nome completoFarhang Hushang Mirza
NascitaBurhanpur, marzo 1604
MorteLahore, 2 febbraio 1628
DinastiaMoghul
PadreDaniyal Mirza
MadreFiglia di Raja Dalpat Ujjainiya
ConsorteHoshmand Banu Begum
(1625)
ReligioneIslam sunnita (nascita)
cattolicesimo (conversione, 1610-1614)

Farhang Hushang Mirza (in persiano هوشنگ میرزا‎, anche Hoshang Mirza; Burhanpur, marzo 1604 – Lahore, 2 febbraio 1628) è stato un principe indiano, figlio di Daniyal Mirza e nipote di Akbar, terzo imperatore Moghul.

Nel 1628, dopo essersi opposto alla salita al trono di suo cugino Shah Jahan, fu da questi giustiziato insieme al suo fratellastro Tahmuras Mirza.

Biografia

Hushang Mirza nacque nel marzo 1604 a Burhanpur, da Daniyal Mirza, uno dei figli dell'imperatore Moghul Akbar, e una delle sue consorti, una principessa indiana di Bhojpur, figlia di Raja Dalpat Ujjainiya[1][2][3][4]. Era l'ultimo figlio di suo padre e rimase di lui orfano quando aveva poco più di un anno, nell'aprile 1605. All'inizio dell'anno seguente morì anche suo nonno Akbar, e suo zio Jahangir divenne il nuovo imperatore, che si occupò subito di far scortare alla sua corte di Agra le mogli e i figli del defunto Daniyal, inviando loro a Burhanpur il suo medico personale, Muqarrab Khan. Una volta lì, Jahangir prese a servizio il figlio maggiore, Tahmuras, e affidò le donne e gli altri bambini, due maschi, Hushang e Baisungar, e quattro femmine, alle sue sorelle[5][6][7].

Nel luglio 1610, Jahangir sconvolse la corte affidando Hushang e i suoi fratelli a due gesuiti, Jerome Xavier e Emmanuel Pinheiro, perché gli educassero al cristianesimo. Le comunità gesuite, perlopiù portoghesi, erano presenti in India da diversi decenni, coltivando un rapporto altalenante col governo Moghul, ma le comunità di convertiti erano piccole e isolate[8][9][10][11]. Alla cerimonia era presente anche William Hawkins, rappresentante della britannica Compagnia delle Indie Orientali, che scrisse che, secondo lui, quell'atto privo di precedenti era motivato dalla volontà di Jahangir di rimuovere pacificamente i nipoti dalla successione al trono, essendo i Moghul tradizionalmente islamici[12]. Thomas Roe, rappresentante di Giacomo I d'Inghilterra, credeva invece che Jahangir intendesse con quel gesto allearsi col Portogallo, magari chiedendo una moglie in cambio dei nipoti[13]. Tre mesi dopo i tre principi, insieme a un lontano cugino, nipote di Hakim Mirza, attraversarono Agra in processione, dal palazzo alla Chiesa di Akbar, dove vennero fatte loro indossare croci d'oro e furono battezzati con nomi cristiani: Hushang divenne Enrico, Tahmuras divenne Filippo, Baisungar divenne Carlo e il quarto principe Duarte[11][14]. Tuttavia, quattro anni dopo, una volta che Jahangir ebbe ratificato la sua successione, i quattro rinunciarono al cristianesimo e tornarono all'Islam, con grande delusione dei loro maestri, che scrissero che "avevano rifiutato la luce per tornare al loro vomito"[14][15].

Fra il 1620 e il 1625 Hushang e Tahmuras vennero affidati alla tutela del loro cugino, Khurram Shah Jahan, figlio e presunto erede al trono di Jahangir, ma, non trovandosi bene, i due approfittarono dell'assenza di Khurram, in rotta con suo padre, e raggiunsero Jahangir a Lahore. Jahangir li riaccolse a corte e diede loro in moglie, rispettivamente, sua nipote Hoshmand Banu Begum e sua figlia Bahar Banu Begum[16][17].

Alla fine del 1627 Jahangir morì e Hushang, insieme ai suoi fratelli, venne coinvolto nelle lotte per la successione. Il primogenito Shah Jahan fu infatti avversato dalla consorte principale di Jahangir, Nur Jahan, che sostenne Shahryar Mirza, figlio minore di Jahangir e genero di Nur Jahan come marito della figlia di primo letto. Hushang e i suoi fratelli si dichiararono anch'essi per Shahryar, mentre il ministro Asaf Khan, leale a Shah Jahan, occupò il trono nominando come imperatore-fantoccio uno dei nipoti di Jahangir, Dawar Bakhsh, cognato di Hushang, in attesa dell'arrivo del legittimo erede[18][19][20]. Nel gennaio 1628, l'esercito di Shahryar, guidato da Baisungar, fu sconfitto in una singola carica lungo il Ravi da quello di Lahore inviato da Asaf Khan. I congiurati furono catturati e accecati e Shah Jahan, informato dell'esito, decretò fossero messi a morte. Nella notte del 2 febbraio 1628, Hushang, Tahmuras, Shahryar e perfino Dawar Bakhsh e suo fratello minore Garshasp, ritenuti parimenti colpevoli di usurpazione, furono decapitati e le loro teste inviate a Shah Jahan. Resta invece ignoto il fato di Baisungar[21][22].

Note

  1. ^ (EN) Bengal: Past and Present, Calcutta Historical Society., 1945, p. 27.
  2. ^ (EN) Asiatic Society of Bangladesh, Asiatic Society of Bangladesh Publication, p. 76.
  3. ^ (EN) Tahir Hussain Ansari, Mughal Administration and the Zamindars of Bihar, Routledge, 20 giugno 2019, pp. 71, 83, ISBN 978-1-000-65152-2.
  4. ^ (EN) Dirk H. A. Kolff, Naukar, Rajput, and Sepoy: The Ethnohistory of the Military Labour Market of Hindustan, 1450-1850, Cambridge University Press, 8 agosto 2002, p. 166, ISBN 978-0-521-52305-9.
  5. ^ Gazetteers Department The Executive Editor And Secretary, Maharastra State Gazetteers Dhulia District, 1974, p. 105.
  6. ^ (EN) Mohd Ilyas Quddusi, Khandesh Under the Mughals, 1601-1724 A.D.: Mainly Based on Persian Sources, Islamic Wonders Bureau, 2002, p. 86, ISBN 978-81-87763-21-5.
  7. ^ The Tuzuk-i-Jahangiri; or, Memoirs of Jahangir. Translated by Alexander Rogers. Edited by Henry Beveridge, London Royal Asiatic Society, 1909-1914, pp. 28, 75.
  8. ^ (EN) John W. O'Malley, Gauvin Alexander Bailey e Steven J. Harris, The Jesuits: Cultures, Sciences, and the Arts, 1540-1773, University of Toronto Press, 28 gennaio 2016, p. 380, ISBN 978-1-4875-1193-7.
  9. ^ (EN) From the Relations of Fernão Guerreiro, Jahangir and the Jesuits: With an Account of the Benedict Goes and the Mission to Pegu, Routledge, 21 ottobre 2004, p. 18 (XVIII), ISBN 978-1-134-28501-3.
  10. ^ (EN) Abraham Eraly, Emperors Of The Peacock Throne: The Saga of the Great Moghuls, Penguin Books Limited, 17 settembre 2007, p. 302, ISBN 978-93-5118-093-7.
  11. ^ a b (EN) Royina Grewal, In the Shadow of the Taj: A Portrait of Agra, Penguin Books India, 2007, p. 117, ISBN 978-0-14-310265-6.
  12. ^ Samuel Boston Public Library, Hakluytus posthumus, or, Purchas his Pilgrimes: contayning a history of the world in sea voyages and lande travells by Englishmen and others, Glasgow, J. MacLehose and Sons, 1905, p. 20.
  13. ^ (EN) Harbans Mukhia, The Mughals of India, John Wiley & Sons, 15 aprile 2008, p. 20, ISBN 978-0-470-75815-1.
  14. ^ a b (EN) Ellison Banks Findly, Nur Jahan: Empress of Mughal India, Oxford University Press, 25 marzo 1993, p. 201, ISBN 978-0-19-536060-8.
  15. ^ (EN) Michael Alexander, Delhi and Agra: A Traveller's Reader, Little, Brown Book Group, 2 agosto 2018, p. 26, ISBN 978-1-4721-4225-2.
  16. ^ (EN) Jl Mehta, Advanced Study in the History of Medieval India, Sterling Publishers Pvt. Ltd, p. 387, ISBN 978-81-207-1015-3.
  17. ^ Emperor of Hindustan Smithsonian Libraries e W. M. (Wheeler McIntosh) Thackston, The Jahangirnama : memoirs of Jahangir, Emperor of India, Washington, D. C. : Freer Gallery of Art, Arthur M. Sackler Gallery, Smithsonian Institution ; New York : Oxford University Press, 1999, p. 436, ISBN 978-0-19-512718-8.
  18. ^ (EN) Stephen Meredyth Edwardes e Herbert Leonard Offley Garrett, Mughal Rule in India, Atlantic Publishers & Dist, 1995, p. 68, ISBN 978-81-7156-551-1.
  19. ^ (EN) Journal of Indian History, Department of Modern Indian History, 1922.
  20. ^ (EN) Radhey Shyam Chaurasia, History of Medieval India: From 1000 A.D. to 1707 A.D., Atlantic Publishers & Dist, 2002, p. 243, ISBN 978-81-269-0123-4.
  21. ^ (EN) Balaji Sadasivan, The Dancing Girl: A History of Early India, Institute of Southeast Asian Studies, 2011, p. 302, ISBN 978-981-4311-67-0.
  22. ^ (EN) Asiatic Society of Bengal, Proceedings of the Asiatic Society of Bengal: 1869, Soc., 1869, p. 218.
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