Chiesa di Sant'Angelo a Piesco
Chiesa di Sant'Angelo a Piesco | |
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L'interno | |
Stato | Italia |
Regione | Campania |
Località | Benevento |
Coordinate | 41°08′12.88″N 14°43′28.3″E41°08′12.88″N, 14°43′28.3″E |
Religione | cattolica |
Titolare | Michele |
Arcidiocesi | Benevento |
Stile architettonico | longobardo |
Inizio costruzione | VII-VIII secolo[1] |
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La chiesa di Sant'Angelo a Piesco è una cappella rurale in rovina, fondata in età longobarda, che sorge nell'omonima contrada nei pressi di Benevento.
Storia e descrizione
La piccola costruzione religiosa sorge sulla cima di una modesta altura (la parola piesco significa "rupe"[2]), a 208 m s.l.m.[3], sulla sponda destra del fiume Calore. Sembra probabile che essa si trovasse all'interno di una fortificazione a guardia di una strada di accesso alla città: di ciò sarebbero prova alcuni resti murari posti ad una quota più bassa.[1]
A meno di non voler identificare tale cappella con quella di San Michele Arcangelo ad olivolam, che si trovava nel luogo detto Pantano e che compare in un diploma dell'imperatore Ottone III del 999[4], la prima menzione esplicita di una chiesa sancti Angeli in Pesclo è del 1102, in un privilegio di papa Pasquale II[5].
La zona dove la chiesa sorge, che prende anch'essa il nome di Sant'Angelo a Piesco, fu per secoli dominio feudale della nobile famiglia beneventana Bilotta, ritenuta di origine longobarda. I Bilotta vendettero il feudo nel 1579; su iniziativa dell'arcivescovo Massimiliano Palombara, nel 1593 lo acquistò dai nuovi proprietari il seminario arcivescovile, che così si garantì una fonte di rendite. Palombara restaurò anche la chiesetta.[6] Non è noto quando essa fu abbandonata.
La cappella è costituita da una semplice navata rettangolare, ampia 4,5 m e lunga 12 m, coperta da una volta a botte. La parete frontale è crollata; qui doveva trovarsi anche l'ingresso alla cappella. Nel muro di fondo si apre una monofora, strombata all'interno; e all'interno è visibile anche un arco, probabilmente di sostegno. Nel muro destro si aprono tre finestre; quelle del muro sinistro, invece, sono otturate dalla costruzione di un ambiente in adiacenza, la cui funzione è ignota.[1]
L'edificio è sottoposto al vincolo del Ministero dei beni culturali dal 1989.[7]
Note
- ^ a b c Rotili.
- ^ Paola Giovetti, Le vie dell'Arcangelo, Roma, Edizioni Mediterranee, 2005, p. 54.
- ^ Cartografia IGM
- ^ Ughelli, Chronicon, col. 484.
- ^ Ughelli, Chronicon, col. 495. In Rotili questa è considerata una menzione della chiesa in questione anche nonostante la dicitura sia accompagnata dalla collocazione in Alipergo, l'odierna Buonalbergo.
- ^ Ingaldi.
- ^ Gazzetta di Benevento.
Bibliografia
- (LA) Ferdinando Ughelli, Chronicon Beneventani Monasterii, in Italia sacra, X, Venezia, Apud Sebastianum Coleti, 1722. URL consultato l'11 dicembre 2016.
- Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda. L'immagine urbana, Ercolano, Banca Sannitica, 1986, pp. 115-117 e Fig. 45.
- Lamberto Ingaldi, La fortuna di Benevento nelle sue contrade, Benevento, Realtà Sannita, 2015, pp. 153-158.
Voci correlate
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Collegamenti esterni
- Il delegato della Lipu, Marcello Stefanucci, critica duramente il progetto per la realizzazione del depuratore cittadino, in Gazzetta di Benevento, 17 aprile 2013.