Angeli alla sbarra

Abbozzo
Questa voce sull'argomento film drammatici è solo un abbozzo.
Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia.
Angeli alla sbarra
Paese di produzioneSvezia
Anno1960
Durata112 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico
RegiaAlf Sjöberg
SoggettoVilhelm Moberg
SceneggiaturaVilhelm Moberg e Alf Sjöberg
FotografiaSven Nykvist
MontaggioLennart Wallén
MusicheTorbjörn Lundquist
ScenografiaBibi Lindström
Interpreti e personaggi
  • Ingrid Thulin : Brita Randel
  • Gunnar Hellström : Albert Arnold, avvocato
  • Per Myrberg : Krister Langton, poeta, fidanzato di Brita
  • Georg Rydeberg : Edvard Cunning, il giudice
  • Naima Wifstrand : Mrs. Wangendorff, insegnante di musica
  • Ulf Palme : Psichiatra
  • Åke Lindström : Lanner
  • Elof Ahrle : Thorvald
  • Holger Löwenadler : Difensore civico
  • Olof Widgren : Giudice della Corte di Stato
  • Georg Årlin : Manager Randel
  • Ingrid Borthen : Mrs. Randel
  • Inga Gill : Cameriera
  • Hugo Björne : Sindaco
  • Herman Ahlsell : Capo di Polizia
  • Carl-Axel Elfving : Assistente
  • Karl Erik Flens : Janitor
  • Siv Ericks : Segretaria
  • Marianne Nielsen : Mrs. Petersson
  • Claes Thelander : Capo dell'ufficio legale
  • Barbro Ericsson : Song student
  • Sven-Axel Carlsson

Angeli alla sbarra (Domaren) è un film del 1960 diretto da Alf Sjöberg.

Il film è l'adattamento del dramma teatrale omonimo di Vilhelm Moberg messo in scena nel 1957[1].

Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 1961[2] e al Festival di Mosca del 1961[3].

Trama

Il giovane poeta Krister ritorna dalle vacanze, trascorse in Italia in compagnia della fidanzata Brita; il suo tutore, un giudice, prima lo priva della sua eredità poi lo fa rinchiudere in manicomio. Nell'ospedale psichiatrico il giovane continua a comporre poesie suscitando l'entusiasmo dello psichiatra che lo ha in cura. Nel frattempo Brita si prodiga perché sia resa giustizia al fidanzato. Il lieto fine si verifica grazie a una vecchietta, insegnante di musica, la quale riesce a registrare con l'aiuto di un magnetofono una conversazione che smaschera le trame del giudice, permettendo così al poeta di rientrare «in possesso della fidanzata, e probabilmente anche dei suoi beni»[4].

Critica

Viktor Šklovskij, che fu un illustre critico letterario e sceneggiatore, ricorda questo film nella sua opera autobiografica C'era una volta a proposito di due poeti futuristi russi da lui conosciuti in gioventù: Majakovskij e Chlebnikov. Šklovskij giudica questo film «un'opera di talento»[3], sebbene «narrato in modo convenzionale e parodistico»[4]. A giudizio di Šklovskij, il brano più efficace del film è la rappresentazione del manicomio, soprattutto allorquando il giovane scrive poesie sulle rondini («È il cuore del film, dove non c'è ironia ma ispirazione»[4]).

Note

  1. ^ (SV) Vilhelm Moberg, Domaren: en tragisk komedi i sex scener [Il giudice: dramma tragico in sei scene], Göteborg, Teaterförlag Lars Schmidt, 1957.
  2. ^ Festtival de Cannes, Domaren, su festival-cannes.fr. URL consultato il 6 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2013).
  3. ^ a b V.B. Šklovskij, C'era una volta, 1968, p. 138.
  4. ^ a b c V.B. Šklovskij, C'era una volta, 1968, p. 139.

Bibliografia

  • Viktor B. Šklovskij, I futuristi, in C'era una volta [Zili-byli], traduzione di Sergio Leone, Milano, Il Saggiatore, 1968, pp. 135-141.

Collegamenti esterni